Nato il 21 maggio 1874 a Buenos Aires, Ugo Bernasconi, è noto come pittore, scrittore, traduttore ed aforista italiano. Animatore culturale attraverso riviste e manifestazioni artistiche, è noto anche e soprattutto per i suoi pensieri sull’arte e per alcuni saggi anche di carattere scientifico.
Abbandonati gli studi in Argentina, si reca a Parigi nel 1899, dove incontra le arti pittoriche ed artistiche che caratterizzano la capitale francese. L’ammirazione per la pittura, lo porta a frequentare lo studio del pittore Eugène Carrière, il quale si rivelò molto importante per la sua formazione artistica.
Studiando le opere di Carrière, riproduce similmente scene familiari e paesaggi, attraverso l’utilizzo di colori e sfumature che ricordano lo stile Leonardesco. Insieme ad altri artisti come Gauguin e Denis, seguì il suo maestro conosciuto in Francia, per essere uno dei rappresentanti del simbolismo, dal fascino decadente sospeso tra realtà e sogno.
Superata la fase della Prima Guerra Mondiale, Bernasconi rientra definitivamente in Italia, a Cantù, nel 1918. Nell’arco di tempo tra il 1920 e il 1930, vede crescere la sua esperienza pittorica, conquistando gran parte di critica e pubblico. La sua produzione acquisisce a tutti gli effetti i tratti dell’italianità, riscoprendo la luce accesa e le colorazioni più vivaci, in contrapposizione con la monocromia dell’esperienza francese.
Contemporaneamente alla pittura, nei primi anni del ‘900, Bernasconi conobbe la passione per la scrittura. Nel 1910, il pittore argentino, crea “Precetti e pensieri giovanili”, e 5 anni dopo scrive “Uomini e altri animali”. Inoltre è autore di opere di fattura differente, come i noti aforismi, spesso pungenti e mordaci, che gli diedero notorietà.
Avvicinando le sue due passioni inizia a scrivere anche, opere letterarie ispirate dalla pittura. Fra queste il saggio “Le presenti condizioni della pittura in Italia” scritto nel 1923 e, un anno dopo, scrisse l’opera scientifico-letteraria dal nome “Pensieri ai pittori”, il suo più grande successo.
Bernasconi ricevette il suo primo grande riconoscimento, con il premio alla Biennale d’arte di Venezia nel 1942. Dell’ultima parte della sua vita, si ricordano favorevolmente i lavori portati a termine per la Collezione Verzocchi, poi custodita nella Pinacoteca di Forlì. In particolar modo si segnalano “I vangatori“, del 1949-1950, e “l’Autoritratto“, anch’esso di questo periodo.
L’ artista, muore il 2 gennaio del 1960, a Cantù, all’età di 86 anni. Dopo la sua morte, il curatore artistico Vanni Scheiwiller riordina gli scritti di Bernasconi, accorpandoli in una antologia che contiene i “pensieri” dell’artista, pubblicata un anno dopo la sua morte.